I colori della depressione

“La depressione è sentirsi come se avessi perso qualcosa, ma che non hai idea di quando o dove l’hai perso l’ultima volta. Poi un giorno ti rendi conto che quello che hai perso è te stesso.”

Spesso la depressione viene definita con l’espressione “il male di vivere” oppure “il male del nostro secolo”. Ma che cos’è davvero la depressione? La parola depressione deriva dal latino e sta ad indicare letteralmente l’atto di portare qualcosa ad un livello più basso. E cosa si porta ad un livello più basso? A questa domanda possono esserci infinite risposte, in quanto ogni essere ha una storia e porta con sè le proprie cicatrici (traumi), alcune delle quali possono far parte di ciò che è stato portato ( o meglio custodito) ad un livello più basso, ossia più profondo della mente e dell’anima. 
Più in generale ciò che posso dire rispetto la mia esperienza clinica, è che insieme ai traumi più o meno grandi, ciò che spesso viene custodito nel profondo sono le emozioni. Quali emozioni? Bè potremmo dire tutte a partire dalla gioia passando poi per la rabbia e la tristezza. 

Nell’accezione comune, la depressione (il male di vivere) è rappresentata come un tunnel buio, privo di luce dove tutto è nero e senza vitalità. Mi piace pensare che, contrariamente a questa visione, la depressione sia sì rappresentata dal colore nero, ma inteso, per sua stessa definizione, come l’insieme di tutti gli altri colori che esistono.  I colori così riuniti sono invisibili a occhio nudo, perché non vi passa luce attraverso e di conseguenza non possono riflettersi. Lo stesso accade ad una persona che soffre di depressione, trattiene colori o meglio emozioni, che si celano e cercano una via per esprimersi, quel fascio di luce che consenta loro di riflettersi all’esterno.

Chi soffre di depressione non è semplicemente triste o semplicemente di umore basso, quella apparente tristezza non è autentica è solo uno dei sintomi, la punta dell’iceberg. Ciò che si cela sotto è prima di tutto la sofferenza, un dolore che non trova altro modo di esprimersi se non quello di restare a letto tutto il giorno, non mangiare, non avere interesse, non provare piacere…il male di vivere. Queste sono le parole del dolore, ed è per questo importante imparare a guardare oltre ciò che si vede. Cambiare la prospettiva, vedere la persona e non la patologia, perché il vero male, utilizzando questa forte espressione, è etichettare e definire l’individuo sulla base della patologia. Non esistono “i depressi” esiste la depressione e chi ne soffre.  

La psicoterapia unita alla volontà, la forza ed il coraggio della persona sono quel fascio di luce, che le permetteranno di far riflettere i colori, custoditi in profondità, all’esterno. Pertanto alla domanda: “Si guarisce dalla depressione?” La risposta è sì! Si può guarire! Guarire va inteso nel senso di accettare le proprie ferite, che sono all’origine della sofferenza vissuta prendendosene cura elaborandole. La cura è data dall’imparare a conoscerle, imparare ad amarle profondamente cercando di capire il loro linguaggio, le loro ragioni ed imparare a dialogare insieme a loro per il resto della vita. Questo è ciò che è possibile e necessario per  ritrovarsi dopo essersi persi…è la “magia” che potete decidere di far accadere nella vostra esistenza, grazie alla “bacchetta magica” della psicoterapia.